Ballard Milano 2011 e le "Note per un collasso mentale".
Da Nuovasocietà.it - 7 aprile 2011
di Paola Piacentini
A due anni dalla sua scomparsa, Milano rende omaggio a James Graham Ballard, scrittore che molti ricordano per "L'impero del sole" o "Crash" - romanzi da cui rispettivamente Spielberg e Cronenberg hanno tratto i film omonimi - o "La mostra delle atrocità", in cui l'autore in 15 racconti fa un ritratto tagliente della società americana degli anni Sessanta, martellando in maniera ossessiva su pornografia, potere dei media, guerra in Vietnam e icone del sogno americano. "Proporre una rilettura di Ballard a due anni dalla sua morte – scrive Antonio Caronia, filosofo e traduttore di Ballard - deve significare in primo luogo sottolineare la sua straordinaria capacità di previsione e di anticipazione – non tanto di eventi, ma di atmosfere, di simboli, di chiavi di lettura del mutamento". Così la conoscenza di Caronia incontra la creatività di due giovani "teste", ovvero Francesca Marianna Consonni - curatrice e collaboratrice del MaGa di Gallarate - e il regista trentenne Giuseppe Isgrò con i quali realizza Ballard Milano 2011, un progetto ambizioso con proposte legate alle forme più sperimentali dell'arte contemporanea.
In programma ci sono incontri, mostre, una rassegna video e una performance-spettacolo ospitati in diversi luoghi della città dal 5 aprile al 22 giugno. Da segnalare "Note per un collasso mentale" di PhoebeZeitgeistTeatro diretto da Isgrò, in scena fino al 9 aprile in due spazi suggestivi: durante la settimana una ventina di spettatori a replica entra nella "tana" della compagnia - in viale Monza 10 - mentre sabato e domenica si va in centro, alla fondazione Mudima. Più che uno spettacolo "Note per un collasso mentale" è una di partitura dove il corpo e la voce di due giovani attori - i bravi Andrea Barettoni e Francesca Frigoli - interagiscono con i video e la musica di una chitarra a cui si sovrappone il live elettronico, per dar vita ad una performance che riesce a tradurre con forza il mondo di Ballard, attingendo in particolare a "La mostra delle atrocità".
Davanti agli occhi del pubblico scorre un flusso di situazioni spesso violente, a volte grottesche, in cui l'amore si mescola con l'atrocità svelando ciò che di perverso l'umanità nasconde nel suo intimo. «Ho incontrato Ballard quand'ero ancora al liceo – racconta il regista - tra certi giovani punk-alternativi lui era un autore di riferimento. Poi l'ho ripreso mentre lavoravo su Copi, sentendo la spinta di ritornare all'ambito della fantascienza. Ciò che mi colpisce è la dimensione non narrativa e orizzontale della sua scrittura, capace di evocare delle immaginni pregne di senso, che ne scatenano altre all'infinito. C'è un continuo sviluppo sensoriale ed emotivo, nuovi mondi si aprono attraverso infinite connessioni. Questo permette di giocare sulla commistione dei linguaggi e l'invenzione di immagini sceniche». Ciò che convince della messa in scena è la qualità del lavoro, l'armonia degli elementi che si mescolano, la precisione di ogni gesto dietro cui si legge una profonda ricerca verso immagini mai scontate; la gestazione è durata ben 5 mesi ed è stata segnata dal fatto di non avere la possibilità economica di condensare le prove. Così, al di fuori dei circuiti istituzionali veniamo sorpresi dalla responsabilità estetica ed etica che si assume una giovane compagnia nell'affrontare "la missione Ballard" mentre va alla ricerca della propria identità.
L'inaugurazione ha riscontrato un buon successo di pubblico, con molti ragazzi provenienti dal mondo della musica elettronica e dai centri sociali, persone che non frequntano abitualmente il teatro ma che vengono attratte da un progetto come Ballard Milano 2011. Non ci rimane che augurare a "Note per un collasso mentale" un posto meritato in un cartellone durante la prossima stagione mentre invitiamo gli spettatori a infilarsi ora in quello scantinato di viale Monza 10, dove si muove qualcosa di piccolo, ambizioso, raro e dove rimbomba una giovane coscienza intellettuale che lotta per conquistarsi un suo posto nel mondo.